La PEC, o posta elettronica certificata, attestando spedizione, consegna e contenuto di un messaggio di posta elettronica, ha il grande pregio di semplificare e velocizzare le comunicazioni ufficiali pur garantendo lo stesso valore legale di una raccomandata con ricevuta di ritorno. Il grosso difetto è che è valida solo all’interno del territorio nazionale, benché qui sia obbligatoria per pubblica amministrazione, imprese e liberi professionisti.

Già dal 2014, però, l’Unione Europea ha fissato una base normativa comune per le interazioni elettroniche sicure fra cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni all’interno dell’Unione (Regolamento UE n.910/2014, regolamento eIDAS), attribuendo ai messaggi di posta certificata effetto giuridico e ammissibilità come prova nei procedimenti giudiziali. Requisiti dello standard europeo sono: che il servizio venga fornito da prestatori qualificati in grado di garantire, grazie a firme o sigilli elettronici avanzati, che i messaggi non possano subire modifiche; che di ogni messaggio vengano identificati inequivocabilmente mittente, destinatario, ora di invio e di ricezione.

A giugno 2022 l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e i Gestori di Posta Elettronica Certificata hanno concluso l’iter di definizione del nuovo standard ETSI EN 319 532-4, che ha fissato i punti chiave dell’interfaccia condivisa (CSI – Common Service Interface) così garantendo, di fatto, l’effettiva interoperabilità a livello europeo.

REM, con un protocollo più sicuro di PEC, dovrebbe garantire maggiore sicurezza dagli attacchi hacker e dalle violazioni informatiche.

Nel 2024 tutti gli utenti di PEC dovranno passare a REM, benché non vi sia una scadenza precisa.