Gli impianti agrivoltaici sono impianti di produzione di energia fotovoltaica che insistono su terreni agricoli, ma coesistono con la coltivazione agricola e/o pastorale sottostante, non la sostituiscono. Rappresentano una preziosa soluzione all’annosa questione che il fotovoltaico toglie terreno all’agricoltura.
Benché l’innovazione proceda a grandi passi, il quadro normativo di riferimento, incompleto e incerto, penalizza l’entusiasmo degli operatori e frena gli investimenti nel settore. Al momento la disciplina si basa sulle Linee guida in materia di impianti agrivoltaici che, a giugno 2022, il Ministero della Transizione Ecologica (MITE) ha pubblicato assieme a diverse istituzioni (ENEA, GSE, CREA e RSE), che però non tratta aspetti anche rilevanti. Ad ogni modo di recente la Commissione Europea ha approvato gli 1,7 miliardi di euro che il governo italiano ha stanziato per incentivare l’installazione di 1,04 GW di impianti agrivoltaici. Gli incentivi saranno in forma di sovvenzione agli investimenti, con copertura fino al 40% dei costi, e di tariffa incentivante ventennale, assegnata tramite gare competitive e regolata da contratti bidirezionali per differenza tra tariffa e prezzo dell’energia.
I punti che richiedono una definizione normativa urgente sono:
- I titoli contrattuali per la disponibilità dell’area che consentano, contemporaneamente, la costruzione dell’impianto fotovoltaico, la coltivazione del terreno sottostante e il controllo dell’attività agricola, prescrizione degli incentivi, della bancabilità, nonché del titolo autorizzativo. Per la coltivazione i titoli standard – proprietà, usufrutto, affitto agrario e comodato – presentano pregi e difetti, se rapportati alla combinazione con l’attività di produzione di elettricità. Le possibili configurazioni sono varie: 1. se l’attività agricola è svolta dal proprietario del terreno, l’impianto può essere costruito e gestito grazie ad un contratto di diritto di superficie; 2. se invece la coltivazione è in capo ad un terzo, le fattispecie disponibili sono: il contratto di affitto agrario tra proprietario del terreno e il terzo coltivatore; oppure, se il terreno è di un terzo soggetto, un accordo trilaterale tra proprietario del terreno, produttore di energia e impresa agricola incaricata.
- I soggetti responsabili possibili: le imprese agricole che usano terreni di proprietà (ipotesi molto limitativa), oppure le ATI (associazioni temporanee di imprese) che riuniscono una o più imprese agricole che mettono a disposizione i loro terreni, secondo precisi accordi, ad un’impresa produttrice di energia. Non è ancora chiaro se le 2 tipologie di soggetto siano un requisito per accedere agli incentivi oppure anche per ottenere le autorizzazioni e, quindi, per realizzare un progetto agrivoltaico.