In Francia e Spagna la primavera 2025 ha spinto i prezzi dell’energia all’ingrosso verso lo zero e oltre, verso prezzi negativi. Con la forte pressione della produzione fotovoltaica nelle ore centrali della giornata e una domanda ancora poco flessibile, quelle che sembravano condizioni eccezionali appaiono sempre più segnali di una trasformazione strutturale in corso.
Anche in Italia i prezzi hanno subito la stessa pressione dei colleghi europei. Qui, però, la regolamentazione del mercato elettrico non ha ancora normato queste situazioni; quindi, nelle ore in cui gli scambi d’energia raggiungevano lo zero, molte unità produttive non programmabili sono state disconnesse dalla rete. Con una comunicazione ad Arera del 28 febbraio scorso, Terna aveva infatti annunciato la forte probabilità di dover operare distacchi delle unità di produzione non programmabili in primavera. E così è stato: nel corso del mese di maggio a molti impianti fotovoltaici, solitamente di grosse dimensioni, è stato più volte imposto il distacco per ragioni di sicurezza della rete.
Ma la frequenza crescente dei prezzi nulli o negativi impone una risposta strutturale, del sistema intero, che deve adottare strategie mirate quali: risposte dinamiche dei consumi (programmi di demand response incentivando gli utenti alla flessibilità energetica) e della produzione (spegnimento volontario degli impianti di produzione nelle ore a prezzo negativo), investimento in sistemi di accumulo energetico a batteria (BESS), che offrono grande flessibilità e ampi margini (arbitraggi).
Urge una risposta complessa e composita di tutti gli attori del sistema energia, produttori e consumatori, ma soprattutto del legislatore, che deve regolamentare le casistiche e prevedere compensazioni, per evitare che la produzione rinnovabile venga penalizzata proprio nei momenti di massima generazione. Serve una politica che mantenga in equilibrio sviluppo rinnovabile, sicurezza della rete e sostenibilità economica.